La storia di Valgrisenche si perde nella notte dei tempi. Numerose sono le testimonianze della presenza di popolazioni nel periodo dell’Età del Ferro, come la Testa incisa di località Lo Catse e le rocce a coppelle rinvenute nei pianori di Borègne. La presenza del Col du Mont, come tutti i colli più accessibili di tale area geografica, ha da sempre agevolato i traffici a cavallo delle Alpi, rendendo Valgrisenche un crocevia di scambi.
Le costruzioni in legno di località Prariond de Plontaz, risalenti al Basso Medioevo, testimoniano la presenza di comunità alpine stabili nella zona.
Risale al 1392 la fondazione della Parrocchia di Valgrisenche: il campanile della chiesa parrocchiale ne rimane la più bella testimonianza.
Gli scontri a cavallo delle Alpi sono stati numerosi nei secoli, e la presenza dei resti di fortificazioni su tutto il territorio ne sono l’emblema lampante.
A seguito delle guerre mondiali, con il boom economico e la “fame” di energia elettrica delle città e delle industrie, si è fatto spazio il progetto di un bacino idroelettrico a Valgrisenche. La costruzione dell’opera negli anni ‘50 ha segnato un prima e un dopo nella comunità, cambiando radicalmente il volto della valle.
La diga di Beauregard e i villaggi sommersi.
Negli anni ’50 del secolo scorso ha inizio la lunga storia della diga di Beauregard, segnando un prima e un dopo nella vita della valle.
La Valgrisenche, data la grande presenza di ghiacciai e la particolare conformazione della vallata, fu infatti scelta per la costruzione della diga, che doveva fornire energia elettrica alla sempre crescente richiesta in quegli anni di boom economico.
L’opera ha così diviso la valle in due parti e tutte le frazioni a monte sono state evacuate. La popolazione in quegli anni si è mobilitata, grazie all’appoggio dell’amministrazione regionale, per avere un indennizzo equo del territorio da evacuare e potersi costruire una vita altrove, nei villaggi a valle dell’invaso e in altri comuni della Valle d’Aosta e dell’Italia.
Lo spopolamento della Valgrisenche, iniziato da tempo come in tutto l’arco alpino, ha così subito un ulteriore, inesorabile, slancio.
La capacità utile dell’invaso era di 70 milioni di metri cubi di acqua, ma ci si accorse molto presto che il riempimento del bacino generava problemi di stabilità del fronte orografico sinistro. Si decise così di abbassare notevolmente il livello dell’acqua.
La produzione di energia idroelettrica continuò così con minore resa e continua tutt’oggi, dopo i recenti lavori che hanno portato all’abbassamento del muro, passando dai 72 metri ai 20 metri visibili oggi.
Il percorso Beauregard, che collega Mondanges a Usellières, è un tuffo nel passato e nella storia lontana di Valgrisenche. Percorrendo tutto il bacino della diga, dal muro in cemento ai villaggi a monte che sono stati lambiti dalle acque, l’itinerario rievoca scorci e prospettive antiche, dando la possibilità di vedere i resti di alcuni dei villaggi sommersi, come il famoso campanile della cappella di Fornet, emblema dell’epopea della diga.
Per ricordare la storia della comunità di Valgrisenche, profondamente segnata da questi fatti, si celebra ogni anno la FESTA DEL RICORDO.
Le conseguenze dal punto di vista territoriale, con la scomparsa dei villaggi presenti nella zona del bacino, e soprattutto dal punto di vista sociale, con una emigrazione forzata degli abitanti della parte alta della valle, hanno lasciato segni indelebili e ricordi vividi nella popolazione. In questa occasione molte famiglie che hanno lasciato Valgrisenche a causa della costruzione della diga si riuniscono, partecipano alla funzione religiosa presso la cappella di Chatelet (costruita nel 1959 in memoria delle cappelle dei villaggi di Beauregard, Fornet, Usellières e Surrier) e poi a un pranzo comune per ritrovare il territorio nativo e gli amici di un tempo.
I lavori per l’adeguamento della diga di Beauregard
La vicenda della costruzione della grande diga di Beauregard a Valgrisenche su iniziativa della Società Idroelettrica Piemonte (SIP), tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Sessanta, costituisce un capitolo a sé stante della storia dello sfruttamento delle risorse idroelettriche valdostane nel XX secolo.
I lavori per l’adeguamento della diga di Beauregard sono iniziati il 20 ottobre 2011 e hanno portato alla demolizione della porzione di diga superiore. Il motivo di tale intervento risiede nella presenza di quella che in termini tecnici si chiama “Deformazione Gravitativa Profonda di Versante” insistente sulla sponda sinistra del bacino. Sostanzialmente si tratta di un movimento che interessa il versante sinistro e che, in questo caso, interagisce con la struttura della diga, tendendo a comprimerne l’arco. Tale deformazione, per sua natura, non è soggetta ad accelerazioni improvvise, che in ogni caso verrebbero tempestivamente rilevate dalle misure effettuate quotidianamente. Questo movimento è stato rilevato sin dai primi invasi di collaudo (1957-1969), pertanto la diga è stata messa subito in sicurezza riducendo al minimo l’invaso che era, a progetto, di 70.000.000 m° di acqua, mentre fino all’inizio dei lavori era di poco più – di 2.000.000 m3. L’intervento di riduzione altimetrica di 52 metri della diga permette non solo l’adeguamento della struttura stessa, ma anche dei luoghi a valle mantenendo la funzione di laminazione delle piene già assicurata dal serbatoio nei più di 50 anni di esercizio.
I lavori si sono conclusi durante l’autunno 2015. Dopo aver terminato il lavoro per la preparazione degli accessi delle zone di cantiere e la realizzazione delle opere provvisionali, come la tura di monte, nel 2012 sono stati eseguiti i lavori preliminari alla demolizione che hanno riguardato: opere in calcestruzzo armato e carpenteria metallica da realizzarsi al piede di valle della diga, utili ai fini di mantenere salvi i percorsi di accesso ai cunicoli esistenti e assicurare l’ispezione del paramento di valle e l’eventuale manutenzione degli organi di scarico e di pompaggio delle filtrazioni; altre opere accessorie quali il rifacimento del ponte Scavarda e le opere connesse alla sicurezza del cantiere.
Le tracce del passato: i fortini militari.
Terra di confine e luogo di incontro, la Valgrisenche si estende a pochi passi dalla Francia, nella zona sud ovest della Valle d’Aosta. Grazie ai suoi numerosi colli, è sempre stata un luogo di passaggio per migranti, commercianti ed eserciti. Le tracce di questo passato si conservano ancora oggi, dalle enigmatiche rovine settecentesche di Maison Forte, alle casermette militari delle guerre mondiali del secolo scorso sorte per il controllo del Col du Mont, al forte militare che, imponente, sovrasta il capoluogo.
Proprio il Col du Mont m 2639 al confine con la Francia ha rivestito, nei secoli, un’importanza rilevante. Il passo veniva infatti utilizzato per il commercio sia tra le due comunità locali confinanti, sia a livello regionale, essendo uno dei numerosi punti di valico delle Alpi tra il nord Italia e la Valle del Rodano.
Dal punto di vista strategico la sua rilevanza è stata forte nei momenti di attrito a cavallo delle Alpi, a inizio ‘700 e soprattutto alla fine dell’800. A questo ultimo periodo, quando gli ideali nazionalistici dei governi centrali si fecero molto forti, risalgono le principali fortificazioni della zona del Lago di San Grato, dell’Arp Vieille, del Mont Pelà, del Morion (l’attuale Rifugio degli Angeli sorge sui resti di uno di questi avamposti), nonché il forte militare e il percorso militare che dal Capoluogo sale verso la Forclaz du Bré (quello che oggi è, in parte, il sentiero n.17). Visitare questi luoghi oggi è rivivere la storia d’Europa e delle Alpi, un salto nel passato tra resti storici, con la natura che si riprende, piano piano, i propri spazi.
Per celebrare il legame di un passato e una tradizione comuni nei secoli, ogni anno nel mese di luglio si svolge la RENCONTRE DU COL DU MONT. In tale occasione la comunità di Valgrisenche e la comunità francese di Sainte-Foy Tarentaise si incontrano per celebrare l’amicizia secolare che unisce le due comunità, dando valore, oggi più che mai, al concetto di Europa come unione di popoli.